RACCONTARE E’ UN ATTO POLITICO. RACCONTA, DIFFONDI, PARTECIPA AL CROWDFUNDING DADAxCONGO.
Trasformiamo la solidarietà in azione, insieme.
Réseau des Femmes pour un Développement Associatif
Réseau des Femmes pour la Défense des Droits et la Paix
International Alert
Capitolo 3
La posizione delle donne e le percezioni socio-culturali della violenza sessuale nel Sud Kivu
Per comprendere le ragioni per cui si verificano tali atti di violenza sessuale, è necessario prendere in considerazione la situazione sociale ed economica delle donne nel Sud Kivu.
Una conoscenza approfondita del modo in cui vengono percepite le relazioni di genere nella società e, soprattutto, delle attitudini degli uomini nei confronti del corpo femminile in tempo di pace — sia nel Sud Kivu che nei Paesi limitrofi da cui provengono alcuni autori di queste violenze — permette di capire più chiaramente come tali atrocità abbiano potuto verificarsi.
Questo capitolo analizza quindi brevemente la posizione delle donne nella società del Sud Kivu, e il contesto socio-culturale ed economico in cui vivono.
3.2 Il significato dello stupro nel contesto tradizionale del Sud Kivu
Sebbene lo stupro sia sempre esistito nella società tradizionale del Sud Kivu, esso è stato comunque considerato un atto profondamente riprovevole e un’estrema umiliazione per la vittima e per la sua famiglia, in particolare per il marito. Pertanto, tra i Fulero e i Vira che vivono intorno al Lago Tanganica e lungo il fiume Ruzizi, una donna che fosse stata stuprata non rientrava immediatamente a casa. Inviava invece un messaggio al marito per informarlo di quanto accaduto. Egli allora si armava di una lancia e partiva alla ricerca dello stupratore,che doveva assolutamente uccidere per vendicare l’offesa. Quanto alla donna, essa doveva lavarsi ai margini del villaggio per purificarsi e cambiare i propri abiti prima di rientrare nella casa coniugale. Questo aspetto profondamente umiliante dello stupro è ancora molto vivo nel Sud Kivu oggi.
Le donne che hanno subito violenza sessuale avvertono questa umiliazione, così come le loro famiglie e l’intera comunità. In alcuni villaggi, gli uomini cercano di proteggere le donne dallo stupro accompagnandole quando si recano a svolgere determinate attività lontano dalle abitazioni, come prendere l’acqua al pozzo o raccogliere legna nella foresta. Ma la maggior parte delle comunità stigmatizza le donne che sono state stuprate e le ritiene ugualmente responsabili della vergogna e dell’umiliazione che hanno subito. Per questo motivo molte vittime di stupro preferiscono tacere su ciò che è accaduto loro.
3.3 In Burundi e in Ruanda, gli atti di violenza sessuale sono eventi quotidiani
Perché i membri dei gruppi armati provenienti dai paesi vicini, coinvolti nel conflitto armato nel Sud Kivu, commettono sistematicamente stupri? Poiché ruandesi e burundesi figurano tra le forze armate implicate in questa guerra, può essere utile ripercorrere la storia recente di questi due paesi, anch’essi caratterizzati da violenza sessuale e da relazioni di genere profondamente diseguali.
In Ruanda, durante il genocidio del 1994, le donne furono oggetto di violenze sessuali diffuse, perpetrate da milizie hutu, da soldati dell’esercito ruandese (Forces Armées Rwandaises – FAR) e da civili. Membri di milizie e soldati stuprarono donne tutsi ma anche donne hutu, in particolare quelle istruite appartenenti all’élite intellettuale. Funzionari amministrativi, militari e politici, così come capi delle milizie, incoraggiarono e talvolta persino coordinarono, a livello locale e nazionale, omicidi e crimini sessuali. Dopo la vittoria del Fronte Patriottico Ruandese (FPR), i soldati tutsi dell’Esercito Patriottico Ruandese (APR) stuprarono donne hutu con l’obiettivo di vendicare le donne tutsi che erano state violentate dalle milizie hutu.
Le testimonianze concordano sulla brutalità con cui furono perpetrati questi atti. Migliaia di donne furono violentate da uno o più individui, con l’uso di oggetti quali bastoni appuntiti o canne di fucile, e furono ridotte in schiavitù sessuale. Molte furono costrette ad assistere alla tortura e all’uccisione dei propri familiari, nonché al saccheggio delle loro case, prima di essere stuprate. Molte altre furono assassinate dopo la violenza sessuale.
Allo stesso modo, in Burundi tutte le forze combattenti, compreso l’esercito burundese, commisero atti di violenza sessuale contro donne e ragazze appartenenti ai gruppi sociali più vulnerabili: sfollate, donne devastate dal conflitto, residenti sia nelle comunità sia nei campi per sfollati, e vedove. La newsletter La Veilleuse, pubblicata a Bujumburadall’associazione femminile locale Dushirehamwe, ha evidenziato l’entità del fenomeno nel paese. Secondo questa pubblicazione, non solo il numero di stupri è stato estremamente elevato, ma le conseguenze di tali atti continuano a costituire uno dei principali problemi affrontati dalle donne rurali in Burundi. Per timore di rappresaglie, molte donne non osano denunciare gli uomini che le hanno violentate.
Sebbene la violenza sessuale sia peggiorata con la guerra, le prove indicano chiaramente che essa esisteva già in precedenza, seppure in forma meno massiccia. In entrambi i paesi, infatti, la violenza domestica è sempre stata molto diffusa. Nella sfera privata, molte donne sono vittime di violenza sessuale, fisica e psicologica. In Burundi, la responsabilità della violenza sessuale viene spesso attribuita ai membri dei gruppi armati, ma secondo La Veilleuse non sono gli unici perpetratori: si registrano casi di incesto commessi all’interno delle famiglie, con padri che abusano sessualmente delle figlie. Sono stati segnalati anche stupri di bambini, persino neonati, da parte di persone incaricate della loro cura.
La situazione in Ruanda è analoga: le aree rurali hanno conosciuto un aumento della violenza domestica e dei casi di stupro contro donne e ragazze dopo la guerra e il genocidio.
Tutti questi elementi attestano chiaramente la correlazione tra la violenza domestica esercitata nella sfera privata e la violenza perpetrata contro le donne nello spazio pubblico da soldati e membri di milizie durante i periodi di conflitto armato.
RACCONTARE E’ UN ATTO POLITICO. RACCONTA, DIFFONDI, PARTECIPA AL CROWDFUNDING DADAxCONGO.
Trasformiamo la solidarietà in azione, insieme.
Questo paper rappresenta un estratto tradotto di uno studio più ampio dal titolo: Il corpo delle donne come campo di battaglia: la violenza sessuale contro donne e ragazze durante la guerra nella Repubblica Democratica del Congo
Sud Kivu (1996–2003)
Réseau des Femmes pour un Développement Associatif
Réseau des Femmes pour la Défense des Droits et la Paix
International Alert
2005
Questo studio è stato condotto e redatto da
un team di consulenti composto da:
Marie Claire Omanyondo Ohambe
Professoressa Associata
Institut Supérieur des Techniques Médicales
Sezione Scienze Infermieristiche
Kinshasa
Repubblica Democratica del Congo
Jean Berckmans Bahananga Muhigwa
Professore
Dipartimento di Biologia
Centre Universitaire de Bukavu
Bukavu
Repubblica Democratica del Congo
Barnabé Mulyumba Wa Mamba
Direttore
Institut Supérieur Pédagogique
Bukavu
Repubblica Democratica del Congo
Revisione a cura di:
Martine René Galloy
Consulente internazionale
Specialista in Genere, Conflitto e Processi Elettorali
Ndeye Sow
Consigliera Senior
International Alert
Catherine Hall
Addetta alla Comunicazione
International Alert
I dati sul campo sono stati raccolti da un team composto da:
Donne del Réseau des Femmes pour un Développement Associatif (RFDA),
che hanno condotto la ricerca a Uvira, nella Piana della Ruzizi, a Mboko, Baraka, Fizi e Kazimia:
- Lucie Shondinda
- Gégé Katana
- Elise Nyandinda
- Jeanne Lukesa
- Judith Eca
- Brigitte Kasongo
- Marie-Jeanne Zagabe
Donne del Réseau des Femmes pour la Défense des Droits et la Paix (RFDP),
che hanno condotto la ricerca a Bukavu, Walungu, Kabare, Kalehe e Shabunda:
- Agathe Rwankuba
- Noelle Ndagano
- Rita Likirye
- Venantie Bisimwa
- Laititia Shindano
- Jeanne Nkere
La ricerca è stata coordinata da:
Annie Bukaraba
Coordinatrice
Programma “Women’s Peace” di International Alert,
Repubblica Democratica del Congo orientale
