Newswire

10 06 2025

Rafah border. La delegazione di ONG, parlamentari e accademici al confine di Gaza.

“Ciò che sta accadendo a Gaza non è semplicemente una guerra militare o una tragedia umanitaria, ma un momento cruciale di trasformazione nell’approccio alla questione dei popoli sottoposti a occupazione. Siamo di fronte a un momento storico in cui viene attuata una strategia complessa che mira non solo a smantellare le strutture dei movimenti di liberazione di tali popoli, ma anche a disgregarne la società stessa dall’interno, ricostruendola come una forma fragile, incapace di riorganizzarsi se non secondo le condizioni imposte dall’occupante
[….]
Quando si nega il cibo alle persone e la forza della fame le spinge al saccheggio e al caos, non le si sta solo affamando, ma si compie un’operazione più profonda: si priva quel popolo della propria immagine morale agli occhi del mondo, si costruisce una nuova narrazione secondo cui non è in grado di autogestirsi, e si apre così la strada a una ‘ri-colonizzazione umanitaria’, attraverso una gestione internazionale o araba – in ogni caso straniera- subordinata a specifiche condizioni politiche e di sicurezza.

Youssef Hamdouna, Educaid – Palestinese di Gaza. La sua famiglia si trova a Gaza. La sua anima è a Gaza, come quella di tutti i palestinesi con cui abbiamo parlato in questi giorni e con cui parliamo tutti i giorni da 18 mesi.

Mentre chiediamo alle istituzioni di prendersi la responsabilità delle proprie azioni e posizioni, dalla nostra parte continuiamo a Coltivare Solidarietà.